rassegna stampa cd "Underfloor" (2004) (in ordine cronologico - più recenti in alto)

[...]i fiorentini Underfloor hanno la stoffa, suonano originale musica del momento, rock italopsichedelico sapido e, dal vivo, sembrano solidi. Sette e mezzo, quasi otto, audibilissimi [...]

Enrico Mauro - Wait! - Luglio 2006

 

D'impatto e visionario, scattante e diretto ma ricco di sfumature, il rock degli Underfloor stupisce per la carica energetica e la melodia, la durezza e l'ingegno delle variazioni strumentali, in un gioco di contrasti e chiaroscuri che rappresentano il marchio di fabbrica della band, come si evince da "Nevica" e dalla superba "Improvviso" [...]
Brani come "Dissolversi","Fragile" e "Pagine" gettano un ponte tra la psichedelia vecchia e nuova (dunque anche qualche vagheggiamento stoner), la new wave e il miglior rock italiano, cercando di equilibrare l'esigenza di comunicare (vedi il testo in italiano) e la cura dell'esecuzione, la ricerca descrittiva e l'accessibilità. La formula triadica non si smentisce e il numero perfetto rende sempre ottimi gli sviluppi delle proprie idee, sia nella liquida ballata rock e in episodi più melodici (la travolgente "Le cose più belle" oppure "non so correre"), sia nelle sonorità heavy a tutto spiano, come la rovente "Rubami il sonno". Notevoli lo spessore del suono, la compattezza e il trasporto vocale di Matteo Urro. [...]

Donato Zoppo - Movimenti Prog - Marzo 2006

 

Debut-album del trio fiorentino che fa del sound di Seattle, della decadente raffinatezza del rock inglese sfumato di jazz e dell’armonia dei testi le sue armi vincenti.[...]
Nove tracce che solcano un terreno psichedelico e potente, che si fa melodico quando s’accuccia in paesaggi sospesi, malinconici e notturni. Dipingono immagini metropolitane con intenso disincanto, grazie all’energia del muro di chitarre ed a possenti basi ritmiche. Carezzano intime nostalgie vestendole di parole la cui sonorità parla (finalmente) italiano e la cui essenza snobba la banalità. [...]

Monia Balsamello - L'Opinione - 28 febbraio 2006

 

Underfloor live all'OMI Music Club - 23 dicembre 2005

[...] I testi delle canzoni sono poesia pura, è un piacere persino leggerli da soli, toccanti, rivelatori, con una musicalità propria, interna alle parole. Emblematico per tutti è quello di “Rubami il sonno”, la richiesta disperata di perché, verità indispensabili, ma che non ci vengono fornite, e vanno accettate, senza urlare.
Il sound ruvido e aggressivo tipico del rock unito a melodie nostalgiche e delicate evoca anch’esso i contrastanti sentimenti descritti nei testi: da una parte, la complicata natura della vita, che corre e non aspetta nessuno, generando disperazione e rassegnazione, dall’altra, la grinta, l’ostinazione e l’energia con cui l’uomo reagisce alla sua condizione di “foglia al vento” e che gli permettono di rialzarsi dal tappeto su cui sembrava caduto definitivamente.
Anche l’altalenante sequenza dei brani all’interno dell’album riproduce questa costante contrapposizione: “Nevica”, carico di energia, passione, quasi un inno disperato, lascia il posto e “Dissolversi”, una melodia che di scioglie, come la neve al sole, e che descrive una pace irreale, sospesa, eterea, e pare la quiete dopo la tempesta… o forse prima, perché in “Improvviso” e in “Non so correre” la carica musicale del trio ritorna, con un nuovo slancio.
Da ascoltare su tutte è “Fragile”, melodia e testi accattivanti che entrano in testa e costringono a canticchiarla anche molte ore dopo, quando si sta pensando a tutt’altro. Coinvolgente, non c’è che dire.

Clara Mazzarella - Rockit - Dicembre 2005

 

[...] Nelle tracce dell'album si ritrova un interessante post rock, dal suono potente ma con sprazzi melodici e testi in italiano. Un mix originale di potenza e di "melanconia"... Coraggiosamente, nei concerti, cambiano registro. In teatri e librerie presentano uno spettacolo che, non a caso, si intitola "Underfloorence". E' un viaggio nella cultura, mescolando la musica con la poesia, con frammenti di letteratura provenienti in gran parte dagli ultimi 60 anni di poetica fiorentina. Le parole di Palazzeschi, Fortini, Pratolini, assieme a quelle di autori insoliti come Spinella o Piantini, si rincorrono con quelle degli Underfloor e con la loro musica, presentata in versione acustica, in una struttura di spettacolo sempre aperta a nuove voci e suggestioni.

Gaetano Menna - Mondo Agricolo - Luglio 2005


Underfloorence a Tredozio per "Strade Blu 2005" (Il Resto del Carlino, 23 luglio 2005)

L'Arno e la sua onda anomala (L'isola che non c'era, maggio/giugno 2005)

Underfloorence al Melbookstore di Roma 16/6/2005 (Il Tempo)

Underfloorence al Seeber Melbookstore 15/4/2005 (La Nazione)

[...] Si parte subito bene con Nevica – perla psichedelica dotata di sfuggevole potenza sonora – e si prosegue ancor meglio con la successiva Dissolversi – languida ballata noir delicatamente jazz, ideale supporto narrante della quotidianità notturna di una qualsivoglia metropoli dormiente, tra strade deserte, ronzanti lampioni accesi, autobus vuoti, sigarette appena fumate e dolorose riflessioni – a mio parere l’episodio migliore dell’album. Ringraziamo di cuore il nostro lettore-cd man mano che ci addentriamo nei grigissimi meandri sonori del disco, inevitabilmente risucchiati dalle vorticose chitarre taglienti di Improvviso – quasi come se J.Hendrix e The Edge suonassero a quattro mani la stessa chitarra – e ammaliati dalla disarmante saggezza lirica di Consapevoli (”Come cambiano le verità quando si è più deboli…") o dalla conciliante rumorosità siderale de Le cose più belle.


Viaggia su frequenze che rasentano la perfezione il trio fiorentino, ben distribuendo la smisurata energia sonora in suo possesso tra una base ritmica dal tiro impressionante e una chitarra che spregiudicatamente assimila e rivomita le più caratterizzanti matrici stilistiche degli ultimi trent’anni di rock – da Greenwood a The Edge, da Gilmour a Gossard, passando per Hendrix con disinvoltura – e affidando alla voce misurata di Matteo Urro (al contempo chitarrista) il compito di raccontare umanissimi smarrimenti esistenziali attraverso accattivanti linee melodiche, tipicamente italiane nell’animo e tuttavia sorprendentemente moderne! Beh, il resto fatelo voi, fidandovi di queste mie fugaci ma sentite impressioni, scaturite dal mio malandato ma pur sempre infallibile cuore pulsante.

Antonio Belmonte - La Scena - 11/4/2005

 

Sorprendente! Amici lettori, ci troviamo al cospetto di un Signor album (con la S maiuscola, si badi), suonato e prodotto divinamente, un disco di statura internazionale eppure... pubblicato da questi tre baldi ragazzi in proprio, senza l'ausilio di alcuna label [...]

Cantano in italiano; un difetto? Macchè, un pregio assoluto, considerato che l'apparato lirico è parte fondante del progetto. Finalmente dei testi intelligenti, non frasi gettate a casaccio, tanto per trovare una rima... Verbi che scorrono fluidi su trame godibilissime eppur non facili, ove emergono riferimenti a certo nuovo rock colto albionico (i Radiohead vengono citati esplicitamente), velatamente oscure, certamente umbratili. La bella voce di Matteo Urro esalta queste composizioni che vanno a sfiorare con grazia le più recondite corde del nostro intimo sentire, provocando nell'ascoltatore un piacevolissimo senso di quieto abbandono. Non temono il confronto con distanze impegnative, come dimostrano gli otto minuti scarsi di "Improvviso", song incapace d'annoiare, da ascoltare con aperto sulle ginocchia il booklet, onde seguirne i versi, accompagnati dall'incedere delle chitarre e dal pulsare di basso (in bella evidenza, a dare nerbo alla traccia, come quello di Mick Karn in certe sublimi schegge lasciateci dai Japan) e batteria (suonata con grande perizia da Lorenzo Desiati), sfociante in un ammaliante finale cosmico, o come in "Rubami il sonno" ("Spesso mi dimentico/la casualità della vita/dovrei ricordarmelo/ogni volta che mi muore il cuore...), magma d'emozioni che piacerà a Cristiano Godano. [...]

[...] gli Underfloor sono a tal punto sicuri delle proprie qualità, che citare riferimenti risulta esercizio sterile. "Stancano le ore disperse/a correre cercando risposte/Scorrono uguali i giorni/e sembrano sbiadire nel tempo...". E certamente il tempo non deve lasciar scolorire questo piccolo capolavoro.

Hadrianus - Ver Sacrum - Marzo 2005

 

Un’autentica scommessa, pienamente riuscita, anima la serata di giovedì 10 [febbraio]

I protagonisti sono un giovane gruppo fiorentino, gli Underfloor [...] Il genere musicale con cui gli Underfloor sono soliti misurarsi è un rock di qualità con testi in italiano che sembra proseguire a tutti gli effetti la grande tradizione del rock fiorentino anni ’80. Per la serata però, il gruppo abbandona con coraggio il supporto di volumi alti e amplificatori e presenta un progetto esclusivo in versione acustica, pensato appositamente per il Teatro del Sale e di cui sono interamente autori, dal titolo Underfloorence [...]

Matteo Urro a chitarra e voce, Guido Melis al basso e Lorenzo Desiati alla batteria si presentano così sul palco insieme alla giovane attrice Eleonora Lepori , che affronta testi che vanno da autori classici come Aldo Palazzeschi ad autori contemporanei come Leandro Piantini. Non è facile per un gruppo rock misurarsi con una realtà così diversa dalla loro immagine abituale, ma gli Underfloor ci riescono al meglio e dimostrano sul palco la stessa determinazione che li ha accompagnati durante tutta la preparazione del progetto.

Rassegna del Popolo Del Blues - Marzo 2005


Recensione su www.norespect.it - Marzo 2005

Ottima impressione suscitano i toscani Underfloor, giunti finalisti allo storico concorso Rockcontest 2004 (per loro un secondo posto) ed autori di un omonimo lavoro autoprodotto che mette in evidenza le doti interiori di tre ragazzi con il rock nel sangue.

Un disco davvero emozionante che affonda le radici, oltre che nel sostrato indipendente della nostra scena, nelle tracce lasciate da simboli più universali come i Radiohead. Un rock psichedelico cantato in italiano che regala momenti di grande intensità; nove brani speciali che vanno ad arricchire la pregiata stirpe del rock fiorentino, da sempre punto di riferimento vitale della scena new wave italiana.

La prima tiratura del cd sarà limitata e può essere richiesta attraverso il sito; suggeriamo di rischiare nello scegliere gli Underfloor poiché Guido Melis, Lorenzo Desiati e Matteo Urro portano nel Dna i cromosomi adatti a creare musica destinata a trasportare e a regalare i brividi.

Giuseppe Carpitella - Raro! - Febbraio 2005

 

Matteo Urro, Guido Melis e Lorenzo Desiati, in arte Underfloor: questo è il nome della band che ha mi ridato speranza per il futuro del rock italiano. Il perché è presto detto: gli Underfloor sanno suonare, comporre e scrivere testi, vi pare poco?

L’opener ‘Nevica’ è un pugno allo stomaco ed una carezza allo stesso tempo e delinea le caratteristiche dinamiche della musica del trio che già in ‘Dissolversi’ riesce a catturami con la disperata dolcezza della melodia e il bellissimo finale strumentale:
“La scena che girano sempre davanti ai miei occhi è una realtà umida dove il silenzio è assordante… dissolversi dentro…”
‘Improvviso’ fa venire voglia di ascoltare la band dal vivo per la lunga improvvisazione in cui i suoni di Seattle e Londra si fondono così come le epoche: la sperimentazione degli anni ’70 con il malessere urbano dei ’90, un malessere che esplode in ‘Non So Correre’:
“Tutto sta crollando tutto sta crollando e non mi basta il tempo per sopravvivere... ma io non so correre…”

La difficoltà di affrontare la quotidianità è il tema che ritorna più volte nelle liriche che hanno il pregio di essere così dirette nella loro crudezza e malinconica tenerezza.
In ‘Consapevoli’ Matteo canta:
“… Le abitudini si sommano per difenderti dalle incertezze che aumentano…”
In ‘Fragile’, forse la migliore canzone del disco insieme alla già citata ‘Dissolversi’, si trova questo verso:
“…Tu lo sai che il risveglio ha con sé una sua violenza?”

Infine, nell’ultimo brano del CD, quello che, almeno musicalmente, sembra essere più spensierato, arrivano le parole più dure, vere lame affilate:
“Strano constatare che le cose più belle ci sfuggono. Io sono consapevole di come è importante restare attenti… (…) Niente può sorprendermi mentre si consuma la mia energia e non riesco più a recuperarla…”

Gli ‘Underfloor’ mi hanno regalato con la loro musica delle emozioni ed il piacere di aver voglia di ascoltare più volte un disco, fatto questo che diventa sempre più raro. Vi invito ad provare ad ascoltarli, sono sicuro che anche voi non resterete delusi.

Jacopo Meille- Rock Impressions - Febbraio 2005


Underfloor al Teatro del Sale - La Nazione, City, Leggo - 10 febbraio 2005

Presentazione del RockContest 2005 - La Repubblica - 29 gennaio 2005

Firenze è stata la nutrice di grandi gruppi rock italiani come Litfiba e Diaframma, e con questo debutto degli Underfloor non si smentisce. [...]
Questo trio fiorentino [...] confeziona un disco di tutto rispetto. Il loro potente rock contemporaneo strizza l'occhio tanto alla psichedelia dei Pink Floyd quanto al sound dei Radiohead ed è impreziosito da interessanti testi dai toni melanconici.

L'ascolto svela un disco basato su una grande ricerca del sound che non risulta mai derivativo ma anzi fortemente caratterizzante. I nove brani presenti convogliano un flusso emozionale, leggermente trattenuto in studio ma che dall'ascolto sembra pronto ad esplodere dal vivo [...]

Salvatore Esposito - Jam - Gennaio 2005


Underfloor è Satisfaction
Underfloor, rock toscano allo Space Electronic

Concerto del 1 dicembre 2004, La Nazione, Corriere di Firenze, City

C'è una nuova band nel panorama rock indipendente italiano; si chiamano Underfloor e l'invito è di ascoltarli perché il loro disco d'esordio è davvero una piacevolissima sorpresa. Prendete la potenza del sound di Seattle, la ricercatezza ed il romanticismo decadente del rock inglese ed uniteli insieme aggiungendo dei testi in italiano finalmente emozionanti ed avrete - in parte - gli ingredienti della musica del gruppo fiorentino.

Già, perché l'ascolto di canzoni come 'Fragile', 'Rubami Il Sonno' e 'Non So Correre' vi farà provare sensazioni come da tempo, troppo tempo, non vi accade. Guido Melis, Matteo Urro e Lorenzo Desiati suonano con grande affiatamento e feeling e l'improvvisazione in 'Improvviso' fa venir voglia di ascoltarli dal vivo. 'Dissolversi' è semplicemente una bellissima canzone che scomoda il nome di Jeff Buckley per l'intensità che sprigiona e ci ricorda che energia e cuore possono e devono convivere.

Jacopo Meille Heavy Music Portal - 16/10/2004

 

Non suona certo come un disco di debutto, l'omonimo album degli Underfloor [...]
Gli Underfloor pescano le proprie influenze in un rock capace di essere potente ma anche emozionale (Radiohead e Pink Floyd sono due nomi citati dal gruppo stesso), e hanno il pregio innegabile di evitare l'epos ridondante che affligge molte formazioni simili. Lo confermano i primi secondi del cd, con il riff precisissimo di Nevica, un bel pezzo, forse il migliore della raccolta, dove viene messa in scena quella sospensione fra melodia e ruvidezza che è poi il gioco in cui la band eccelle. E' una piccola magia che si ripete qua e là, con Non So Correre, Consapevoli e il crescendo di Dissolversi [...]

Bernardo Cioci - La Nazione 10/2004 - Il Popolo Del Blues 11/2004

 

...attaccano gli Underfloor da Firenze, compattissimo trio sulla scorta del rock scuro britannico degli ultimi anni - Muse e Placebo su tutti - tecnicamente molto preparato ed egregiamente indirizzato sul suono definito dai suoi padri putativi. Gran malinconia nei testi ("Il prossimo pezzo parla di una serata un po' giù... una delle tante") e morbose code strumentali: ottimi.

Lorenzo Maffucci - La Nazione - 13/6/2004

 

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